Allarme carestia in Madagascar del Sud

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Alti livelli di insicurezza alimentare acuta per circa 1,14 milioni di persone nel Madagascar del Sud. Una crisi umanitaria che rischia di restare invisibile e sulla quale l’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e il Programma alimentare mondiale (Wfp, World food program) richiamano l’attenzione internazionale. La zona meridionale dell’isola dell’Oceano indiano sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi quarant’anni e la situazione è ulteriormente peggiorata negli ultimi tre. Raccolti distrutti, anni di deforestazione, il cambiamento climatico che contribuisce all’erosione del suolo e forti tempeste di sabbia compromettono la produzione agricola. Oltre all’agricoltura, il problema riguarda anche l’allevamento e la pesca, i tre settori su cui si basa l’economia della quasi totalità degli abitanti dell’area.

La testimonianza del Wfp dal Paese

“Gli anziani la chiamano ‘la grande carestia’. Nel Sud le piogge sono scarse da cinque anni – ci dice dalla capitale Antananarivo Arduino Mangoni, vice direttore dell’Ufficio del World Food Program in Madagascar – e a causa di questa serie di siccità, che hanno provocato la perdita del raccolto di quest’anno, la gente ha poco da mangiare”. A peggiorare ulteriormente la situazione, spiega ancora Mangoni, è la pandemia di Covid-19, che, oltre a rallentare l’arrivo di aiuti sull’isola, ha ridotto le opportunità di lavoro stagionale per molti contadini e pastori dell’area che in alcuni periodi dell’anno si trasferivano verso le coste per svolgere piccoli lavori stagionali.

Ascolta l’intervista ad Arduino Mangoni

L’allarme per i bambini

Un dramma che interessa oltre un milione di persone e che produce effetti terribili soprattutto sui bambini. “Ho lavorato in diversi Paesi con il World Food Program – testimonia ancora Mangoni – ma non ho mai visto, negli ultimi quindici anni, bambini in condizioni simili, ridotti pelle e ossa. È una situazione complessa perché il sud del Madagascar è poco abitato, parliamo di villaggi sparsi, difficilmente raggiungibili a causa delle carenti infrastrutture, quindi gli attori umanitari stanno incontrando grosse difficoltà a far arrivare gli aiuti dove servono”.

Gli aiuti necessari e l’azione di Wfp e Fao

Risorse per salvare vite umane nell’immediato e un’azione di lungo periodo per affrontare diverse sfide, soprattutto garantire alla popolazione l’accesso all’acqua. È quello che serve alle famiglie della zona per superare la crisi umanitaria e che il Programma Alimentare mondiale dell’Onu ha calcolato in 74 milioni di dollari per i prossimi sei mesi. Inoltre, Dominique Burgeon, direttore delle Emergenze della Fao sottolinea la necessità di azioni per mantenere in vita il bestiame e fornire sementi, irrigazione, strumenti e attrezzature per la pesca che rafforzino rapidamente la produzione locale e la disponibilità di cibo. Intanto Wfp e Fao stanno intervenendo con distribuzioni di cibo e con programmi nutrizione per i bambini sotto i 5 anni. Un’azione portata avanti insieme all’Unicef e al governo locale.

L’esodo delle famiglie verso le zone urbane

Private di ogni mezzo di sostentamento, per combattere la fame intere famiglie lasciano i villaggi rurali del Madagascar meridionale per raggiungere le città. Questo, sottolinea il Wfp, aggiunge ulteriore pressione in uno scenario caratterizzato da fragilità, dal momento che alla già citata penuria di lavori stagionali si aggiunge anche la crisi pandemica che ha fermato il settore turistico. “Abbiamo visto – conclude Mangoni – intere famiglie, donne soprattutto, vendere gli utensili per la cucina e sappiamo, in base alla nostra esperienza, che quello è il segno più chiaro del fatto che le persone hanno esaurito le possibilità di sopravvivere nei villaggi”. Il vice direttore dell’ufficio malgascio del Programma Alimentare mondiale, sottolinea infine il prezioso aiuto fornito dalle suore cattoliche nelle cittadine lungo la costa, dove giungono decine di migliaia di persone accoglienza, sia accogliendole, sia riaccompagnandole nei villaggi di origine con dei programmi di inserimento nelle comunità.