Aiuti bloccati dalle sanzioni: il dramma nel dramma siriano

Vatican News

di Roberto Cetera

“Sembrava non finire mai. Sembrava che la terra dovesse aprirsi ed inghiottirci”. È ancora incredulo di cosa ha vissuto, fra’ Bahjat Karakach, guardiano del convento francescano di Aleppo, che è parte della Custodia di Terra Santa, e che raggiungiamo mentre da 24 ore senza sosta coordina con i suoi confratelli gli aiuti alla popolazione.  L’incredulità per questa ulteriore frustata ad una terra già martoriata non ha però ancora tempo di esprimersi, perché ora la priorità è organizzare i soccorsi. Per  quanto le scosse, anche violente, continuino a ripetersi «queste scosse ulteriori sono terribili perché danno il colpo di grazia agli edifici e alle infrastrutture già lesionati». 

“Diverse abitazioni qui intorno a noi sono distrutte o lesionate, ma è soprattutto nella parte est della città, dove le costruzioni sono già di loro più fragili, che si sono verificati più crolli e più morti”, continua fra’ Bahjat.  “La chiesa è una costruzione molto solida, per cui subito dopo la grande scossa molti abitanti hanno cercato rifugio qui.  Abbiamo grandi sale e credo che abbiamo già superato i 1000 sfollati ospitati nella nostra struttura. Noi siamo solo quattro frati ma contiamo sul supporto di molti volontari laici che sono molto efficienti e generosi.  Offriamo loro un riparo per dormire ma anche cibo. Ora stiamo portando 500 pasti fuori, a quelli che si sono rifugiati altrove.  Anche le condizioni climatiche non ci aiutano”. 

Ci sono morti o feriti, ma meno che nella parte est: “Qui è crollata la casa del vescovo greco-cattolico: lui si è salvato, ma il prete che viveva con lui è rimasto seppellito dalle macerie e non ce l’ha fatta».  Da fuori, dalle autorità civili stanno arrivando molti aiuti. «Ci stanno aiutando molto. Mi arrivano proposte di aiuto, farmaci, cibo, medici che vorrebbero venire dall’Europa. Ma è impossibile farle arrivare per via delle sanzioni che colpiscono il nostro paese. L’assurdità della guerra che non si ferma neanche davanti a questa tragedia.  Una tragedia nella tragedia”.