Afghanistan, l’appello dei Focolari: i profughi sono tutti nostri fratelli e sorelle

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Che tutti gli afghani “sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza”, possano “vivere con dignità, in pace e fraternità coi loro vicini”. Papa Francesco lo ha detto all’Angelus di domenica scorsa, 5 settembre, rivolgendosi alla Comunità internazionale e assicurando la sua preghiera per quanti stanno soffrendo a causa dell’attuale situazione in Afghanistan. Un appello raccolto immediatamente dal Movimento dei Focolari in Italia che ha diffuso l’invito a verificare, all’interno delle sue comunità locali o nazionali, le disponibilità di singoli, gruppi e strutture all’accoglienza dei profughi. A valutare, dunque, la possibilità di aprire centri del movimento, istituti religiosi, canoniche, case parrocchiali, ma anche le proprie case; a intercettare chi sia disposto a collaborare per questa emergenza affiancando i profughi; ad avviare collaborazioni con associazioni e organizzazioni locali. 

Un invito subito raccolto

Le risposte non si sono fatte attendere: da Milano a Ragusa singole persone hanno messo a disposizione la loro esperienza professionale, le proprie abitazioni, o case libere. Altri hanno offerto le proprie competenze legali, sanitarie, o relative alla formazione scolastica. Famiglie si sono dette disponibili ad ospitare un bambino, gruppi di religiosi o intere comunità focolarine – come a Pesaro, Milano, Cosenza – si sono ritrovate per capire come unire le forze e trovare un luogo da mettere a disposizione per accogliere qualcuno.

Una rete che si allarga

Proseguono anche i contatti con alcuni enti e cooperative che possano sostenere ed affiancare con gli strumenti idonei questa accoglienza, come la cooperativa Fo.Co. (Chiaramonte Gulfi, RG) e l’associazione Nuove Vie per un Mondo Unito (Roma). Ancora nel Lazio, a Marino, l’accoglienza è già in atto da parte della cooperativa e onlus “Una città non basta”. Al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, gestito dal Movimento, alcune famiglie afghane sono state ospitate fin dai primi giorni dell’emergenza. In varie città d’Italia, lo scorso 28 agosto, appartenenti ai Focolari hanno partecipato all’iniziativa promossa da Economy of Francesco per i diritti e la libertà delle donne afghane. E prosegue una raccolta fondi destinati alle associazioni che a livello locale potranno utilizzarli per specifiche esigenze. 

Il nostro cuore aperto a tutti

Cristiana Formosa e Gabriele Bardo sono i responsabili del Movimento dei Focolari Italia. Sono loro che ai microfoni di Vatican News ci raccontano qualcosa di più sull’iniziativa dei Focolari. 

Ascolta l’intervista a Cristiana Formosa e a Gabriele Bardo

Cristiana, il vostro Movimento si è sentito interpellato dal dramma che si vive in Afghanistan, ma un’opera ecclesiale nata da un carisma, quello di Chiara Lubich, che ha al centro l’unità della famiglia umana, non poteva che vivere con partecipazione ciò che sta vivendo quel popolo. E’ così?

Senz’altro è così perché proprio il nostro carisma, che ci spinge a vivere per un mondo unito, fa sì che desideriamo spalancare il nostro cuore cercando di accogliere tutti, e in questo momento c’è questa emergenza, ma già in precedenza ci siamo sentiti interpellati dai migranti di tutte le latitudini. Ora si sta muovendo, si è mosso, da parte di tanti singoli e tante comunità, un primo movimento di accoglienza cercando anche concretamente i modi migliori per farla ma sulla base, appunto, di qualcosa che già si stava vivendo. Abbiamo quindi comunità che da Milano a Pescara, a Cosenza e in tutte le parti d’Italia, si sono incontrate per organizzarsi: si stanno cercando locali, alcuni sono stati già trovati, anche con il supporto di associazioni che da tempo lavorano sul territorio, alcune nate proprio da persone appartenenti al Movimento dei Focolari con questo spirito della fraternità, che danno loro supporto competente nel mettere in contatto quello che fa l’istituzione, lo Stato per questi profughi, e quello che possono fare i cittadini, famiglie, persone singole, ciascuno con le proprie possibilità.

Gabriele, in che modo si visto che è possibile realizzare in concreto questa accoglienza?

Fra noi ci sono tanti che stanno mettendo a disposizione strutture e case, possibilità di accogliere bambini o intere famiglie di questi nostri fratelli afghani nel bisogno. Poi c’è chi mette a disposizione le proprie competenze: un’infermiera di Bergamo, e sappiamo bene cos’ha vissuto questa città l’anno scorso, un medico, persone che si mettono a disposizione per insegnare la lingua italiana, anche un intero gruppo di religiosi che aderiscono alla spiritualità dei Focolari si sono incontrati per valutare che cosa poter offrire tra le loro strutture. Tutto questo, se vogliamo, è una azione piccola, ma che si unisce a tante altre iniziative che vengono da tante associazioni ecclesiali o della società civile o di singoli cittadini, quindi veramente è molto bella questa risposta collettiva che c’è sul territorio nazionale. E’ bello non essere da soli, ma essere uno tra tanti. Mi piace sempre ricordare quella frase di Madre Teresa di Calcutta che parla di quella goccia nell’oceano…  Veramente ognuno magari fa una piccola goccia, però essendo in tanti che si stanno occupando di questa situazione, poi le gocce diventano un mare. Quindi veramente io voglio esprimere la mia gratitudine non solo verso le persone del  Movimento dei Focolari che si stanno attivando concretamente per questa necessità, ma a tutte le persone e le associazioni che si stanno dando da fare indipendentemente dalla loro estrazione culturale o religiosa.

Anche a Castel Gandolfo, dove si trova un Centro del Movimento, sede di tanti incontri e congressi, si è vissuta da subito l’accoglienza ospitando un gruppo di profughi afghani. Cristiana, voi avete avuto qualche contatto con quelle persone?

Solo indirettamente, ma abbiamo saputo che sono arrivati anche tramite alcuni contatti per lavoro con persone del Movimento, comunque sono arrivati attraverso i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio. Sappiamo che hanno tanto ringraziato per l’accoglienza perché si sono sentiti presi in cura. Abbiamo visto che tutto parte dai rapporti, ma aldilà di questo per noi vivere il Vangelo vuol dire sentire fratello o sorella ogni persona che ci vive accanto, qualunque sia la storia che sta vivendo sulla sua pelle, in particolare gli ultimi e i più provati, e in questo momento sono proprio queste persone.

Gabriele, oltre alla disponibilità all’accoglienza, avete avviato anche una raccolta fondi proseguendo lo sforzo che era iniziato nel momento, diciamo, peggiore della pandemia per cercare di sostenere chi stava soffrendo…

Per fronteggiare le conseguenze del Covid-19 avevamo subito pensato di attivare un conto dedicato, un’operazione che abbiamo chiamato “Italia generosa”, serviva a sostenere, ad esempio, quanti avevano perso il lavoro e tantissimi da nord a sud, da tutte le regione italiane, hanno mandato tanti tanti contributi. Adesso, sfruttando questo conto, abbiamo lanciato una nuova raccolta fondi e in queste poche settimane ci sono state delle risposte molto belle, siamo già arrivati ad una buona cifra e sicuramente questa raccolta proseguirà e così anche questi fondi saranno utili per coprire quelle spese a cui i contributi pubblici non bastano.

Ci vuol fare un esempio, Cristiana?

Sì, voglio raccontare una cosa che ci ha particolarmente commosso. Una persona che non aveva disponibilità economiche, ha pensato che era il momento di andare a vedere i gioielli messi da parte dai suoi genitori, gioielli di famiglia, insomma. E anche se ogni oggetto era legato a un particolare episodio della sua vita si è rivolta ad un amico gioielliere chiedendo di valutare i gioielli e questo, preoccupato, ha detto: “ma è successo qualcosa?” No, ha risposto la signora, “te lo chiedo perché voglio aiutare i profughi afghani.” E allora lui ha detto: “se è per questo te li valuterò il doppio perché così posso fare anch’io la mia parte”.

Papa Francesco domenica scorsa ha rivolto un appello all’accoglienza, rivolgedosi in particolare agli Stati, all’Europa. L’accoglienza non è qualcosa di scontato. Gabriele, voi che siete in tutto il mondo che cosa potreste dire a chi ha timore di essa o anche alle comunità nazionali che vivono con difficoltà l’accoglienza?

E’ vero, non è scontata. Capiamo benissimo le preoccupazioni che ci possono essere. Quello che io posso dire, partendo dalla mia esperienza, è che, come diceva Cristiana, quello che conta è il rapporto, è il conoscere queste persone che sono fratelli e sorelle, conoscere le loro storie e sforzarsi di capirli fino in fondo. Io credo che con questo piccolo sforzo, veramente poi le cose possono cambiare perché solo attraverso la conoscenza, che è la base, può scattare davvero un’autentica solidarietà, un’autentica fraternità. Mettersi in ascolto e trovare quelle cose che poi alla fine accomunano ciascuno di noi, ciascun membro di questa unica razza umana, di qualsiasi etnia, di qualsiasi nazione o a qualsiasi religione appartenga.

Finora, Cristiana, abbiamo parlato sempre del Movimento dei Focolari in Italia, ma nel mondo ci sono anche altre iniziative analoghe sempre nei riguardi dell’Afghanistan da parte del Movimento?

Senz’altro perché, come sappiamo, i profughi si sono distribuiti in vari Paesi e sappiamo anche che con lo stesso spirito i nostri si stanno mettendo in rete con altre realtà ecclesiali o civili per accogliere querste persone. Proprio domani avremo un incontro con i rappresentanti del Movimento dell’Europa e su questo ci potremo aggiornare reciprocamente.