Chiesa Cattolica – Italiana

Afghanistan, Emergency a Kabul: viviamo sospesi

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Mentre l’Unione europea quadruplica gli stanziamenti per aiutare gi afghani, il ponte aereo ininterrotto per far defluire chi deve abbandonare il Paese, è costretto a fare i conti con una situazione logistica e di sicurezza che degenera di ora in ora.

Scetticismo sulla completa evacuazione entro il 31 agosto

“Non poche persone resteranno nella mani dei talebani, che da quando sono tornati al potere danno una caccia senza quartiere a chi ha collaborato con gli alleati”. E’ la consapevolezza cui sono giunti, ad esempio, Francia e Spagna che hanno detto che portare in salvo tutti entro il 31 agosto non sarà possibile. “Resteranno nascosti fino a quando non riusciranno a stanarli o non troveranno una via di fuga verso l’Occidente”. Scetticismo, anche da parte di Gran Bretagna e Germania, viene espresso sulla riuscita completa della massiccia operazione di salvataggio di informatori, interpreti, ex militari e collaboratori di vario genere che negli ultimi vent’anni hanno aiutato la Nato a tenere sotto controllo la delicata situazione della sicurezza in Afghanistan. 

Ue: prorogare il termine per l’evacuazione

Nel frattempo, la Francia annuncia che concluderà le evacuazioni dall’Afghanistan il 26 agosto se gli Stati Uniti confermeranno il ritiro totale entro il 31 agosto. Sarà proprio l’estensione della scadenza uno dei punti principali della discussione di oggi al G7, spiegano fonti Ue prima dell’apertura del meeting convocato dal premier Johnson e dal presidente americano Biden. Anche per l’Unione europea è importante che le operazioni di evacuazione e l’assistenza umanitaria possano continuare oltre fine mese, fanno sapere da Bruxelles confermando che “oltre 400 persone tra staff locale della delegazione Ue e famiglie sono già state fatte uscire dal Paese”. 

Bozza dichiarazione leader G7: coordinarsi con l’Onu

“Nessun Paese riconosca unilateralmente il regime talebano, occorre un coordinamento con il Consiglio di sicurezza dell’Onu”. E’ quanto si legge nella bozza della dichiarazione dei leader del G7 che si riuniscono questo pomeriggio, secondo un’anticipazione di Al Arabiya. Nella dichiarazione i leader confermano la loro “solidarietà con il popolo afghano”. 

Von der Leyen: aumento degli aiuti umanitari a 200 milioni di euro

In un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, anticipa l’annuncio che farà alla videoconferenza dei leader G7: un aumento del sostegno umanitario per gli afghani, all’interno e intorno al Paese, da oltre 50 milioni a oltre 200 milioni di euro. “Questi aiuti umanitari si aggiungeranno ai contributi degli Stati membri per aiutare il popolo afghano”, scrive. Intanto, c’è attesa per le dichiarazioni, sullo stato delle operazioni nell’aeroporto di Kabul e sul vertice del G7, da parte del presidente americano  Biden previste per le 18 italiane. 

Bachelet: monitorare sul trattamento delle donne 

L’alto commissario Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha ricevuto notizie da “fonti attendibili” che i talebani in Afghanistan stanno commettendo “esecuzioni sommarie di civili e soldati afghani” e ha invocato il monitoraggio “da vicino” delle azioni dei fondamentalisti. Bachelet è inoltre intervenuta sul trattamento delle donne che – ha scandito – segnerà una “linea rossa fondamentale” nelle relazioni tra le Nazioni Unite e le nuove autorità afghane. 

I messaggi di affetto per Gino Strada

Dall’ospedale Emergency di Kabul: continuiamo nell’incertezza

Da Kabul, da uno dei tre ospedali di Emergency in Afghanistan, una infermiera italiana racconta per accenni del suo ritorno nel Paese, dopo esserci stata varie volte a supporto della rete fondata da Gino Strada, proprio poche ore prima dell’arrivo dei talebani e riferisce sul servizio sanitario che ancora queste strutture riescono a fornire alla popolazione: 

Ascolta l’intervista all’infermiera dell’ospedale Emergency a Kabul

“Abbiamo mantenuto aperte tutte le strutture che abbiamo nel Paese, tra cui l’ospedale a Kabul dove sto lavorando. La nostra attività non è cambiata, in sostanza”, spiega. “Noi riceviamo normalmente pazienti con traumi di guerra, colpiti da proiettili o schegge da esplosioni o per ferite riportate perché saltati sulle mine. Il nostro servizio continua sia come presidio ospedaliero che come intervento di primo soccorso sul territorio negli ambulatori dove prestiamo assistenza prima dell’eventuale trasporto in ospedale. Negli ultimi giorni – precisa – stanno arrivando persone che sono rimaste ferite nella calca che si è verificata in aeroporto. Abbiamo sempre ricevuto bambini, anche in questi giorni. Rispetto ai primi due giorni in cui eravamo molto pieni – spiega ancora – adesso stiamo avendo qualche posto libero e questo ci permette di lavorare con un ritmo un poco più tranquillo”.

Le preoccupazioni sul futuro da parte dello staff locale 

“Noi siamo una organizzazione che lavora qui da vent’anni con uno spirito di apertura e neutralità verso tutti – puntualizza l’infermiera – e tendiamo a mantenere questo atteggiamento di neutralità senza chiedere troppe generalità personali. In questi giorni si è lavorato come sempre, il nostro personale sta venendo al lavoro, certamente però percepiamo questa paura dell’incertezza, non sapere quale sarà il futuro prossimo e quali decisioni saranno prese, quindi come sarà organizzata la loro vita. Questo lo sento nello staff locale, sia tra gli uomini che tra le donne, forse più tra le donne che sono preoccupate circa il loro futuro nel nuovo contesto”. 

“Nell’organizzazione mi sento tranquilla ma temo per le donne”

“Sono diversi anni che vengo qua, ero consapevole di arrivare in un momento storico di svolta e con delle dinamiche delicate. Mi porto dentro quella paura che mi porto sempre se consideriamo che si tratta di un Paese in guerra. Dall’altra parte, devo dire che in questi giorni mi sono sentita tranquilla e non ho avuto paura per me”, racconta l’operatrice sanitaria. “All’interno della nostra organizzazione mi sento tranquilla. Quello che mi dispiace, ripeto, è l’incertezza che vivono i ragazzi intorno a me che, con il passare dei giorni, diventa sempre più carica di ansia per loro. Rimene un grosso punto di domanda. Bisogna attendere. Come donna avverte un timore particolare? No, per fortuna sono qua per la mia attività e sono fuori da questo contesto. Certo, anch’io sono preoccupata su come verrà regolata la vita delle donne da adesso in poi”. 

Il saluto a Gino Strada

Intanto, quasi 11.000 persone hanno portato l’ultimo saluto a Gino Strada, fondatore di Emergency, nei tre giorni di Camera ardente allestita a Milano presso Casa Emergency. “Nonostante fossimo a metà agosto, tantissime persone dalla città, dall’Italia e da tutto il mondo, si sono strette in un abbraccio collettivo, testimoniando la propria determinazione a portare avanti con noi l’eredità di Gino. Gino è sempre stato in grado di vedere oltre con lucidità. Ora spetta a noi rimboccarci le maniche e imparare a guardare lontano senza di lui”, ha dichiarato la presidente Rossella Miccio. 

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