Aborto, il vescovo di San Marino: ogni uomo ha diritto a vivere

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Debora Donnini – Città del Vaticano

I cittadini della Repubblica di San Marino, il piccolo Stato che si trova tra l’Emilia-Romagna e le Marche e ed è abitato da poco più di 33 mila persone, domenica 26 settembre sono chiamati a esprimersi sul referendum per la depenalizzazione dell’aborto. 

Si parla di legalizzazione dell’aborto entro le 12 settimane di gravidanza e anche oltre, in caso di pericolo di vita per la madre o per gravi malformazioni del feto. Il quesito referendario è di tipo propositivo o di indirizzo, intende cioè determinare principi e criteri direttivi a cui il Consiglio Grande e Generale, cioè il parlamento di San Marino, dovrà attenersi nel disciplinare con una legge la materia oggetto del referendum. Si chiede, quindi, ai cittadini di pronunciarsi solo sui casi in cui l’aborto dovrà essere depenalizzato e non sui molti altri aspetti che lo regolamentano come i consultori, l’autorizzazione dei genitori in caso di minorenni, l’obiezione di coscienza e così via.

Le iniziative

La Chiesa è “decisamente contraria”, fa sapere il vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor Andrea Turazzi. Ma con il suo essere venuto alla ribalta, questo argomento “ci ha anche costretto a prendere coscienza di più delle problematiche che sono soggiacenti al referendum”. Monsignor Turazzi si sofferma, in proposito, sulle iniziative.

Ascolta l’intervista a monsignor Andrea Turazzi

Sono sorte due realtà. Una è stata la ripresa della consulta delle aggregazioni ecclesiali laicali. Si sta dimostrando una cosa molto bella, anche di unità, con la disponibilità alla testimonianza e a scendere in campo. Poi c’è stata la nascita di un comitato che giuridicamente si chiama comitato contrario, a cui poi si è dato il nome di comitato “Uno di noi”, che è più autonomo rispetto alla diocesi, perché è volutamente laico, punto di riferimento anche per chi non è cattolico e che però condivide la posizione contro l’aborto. Anche se poi anche per le aggregazioni ecclesiali, ci sono motivazioni di fede e anche di ragione.

La difesa del nascituro è molto più della difesa di un principio

Il vescovo si riallaccia alle parole di Papa Francesco espresse nel colloquio con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Slovacchia.  Il concepito è un essere umano, rimarca monsignor Turazzi offrendo tre punti di vista con cui leggere la questione. Innanzitutto mettendosi dalla parte della creatura che ha appena iniziato la sua avventura. “Ogni uomo ha diritto a vivere, poi ci saranno anche altri diritti, ma questo è previo. Quindi, la difesa del nascituro per noi è molto più della difesa di un principio, perché è l’accoglienza di una persona”, sottolinea. L’altro punto di vista riguarda la mamma, soprattutto se è in difficoltà, e bisogna assicurarle accompagnamento e tutela.  “E’ inconcepibile”, riafferma, che una mamma debba ricorrere all’aborto per le difficoltà economiche. Il terzo punto di vista riguarda la società che deve anche interrogarsi sui suoi valori fondanti, su come si prenda cura della vita. Allora entrano in ballo discorsi di solidarietà sociale. In merito proprio a quest’aspetto, ricorda che come comunità cristiana da alcuni anni si è avviato il discorso delle associazioni pro-life. È già attivo un gruppo che lavora molto bene con attenzione a queste problematiche e vicinanza alle mamme.