Chiesa Cattolica – Italiana

A Roma la Marcia per la Vita, per dare voce agli indifesi

Marco Guerra – Città del Vaticano

A due anni dall’ultima edizione in presenza, oggi, sabato 22 maggio, nel centro di Roma torna la Marcia per la Vita, giunta alla decima edizione. L’allentamento delle restrizioni anti-Covid permetterà infatti un raduno statico a via dei Fori Imperiali, alle ore 11 (altezza di Via San Pietro in Carcere/Piazza Venezia) a cui è prevista la partecipazione di numerose persone.

Difesa vita dal concepimento alla morte naturale

L’iniziativa, fanno sapere gli organizzatori, è il segno dell’esistenza di un popolo che non si arrende e vuole far prevalere “i diritti di chi non ha voce sulla logica dell’utilitarismo e dell’individualismo esasperato, sulla legge del più forte”. Con la Marcia per la Vita si intende quindi affermare la sacralità della vita umana e la sua assoluta intangibilità dal concepimento alla morte naturale, senza alcuna eccezione, e combattere contro qualsiasi atto volto a sopprimere la vita umana innocente o ledere la sua dignità incondizionata e inalienabile.

Nuove spinte mortifere nelle legislazioni

L’impegno “pro-life” è rivolto in particolare verso quelle persone più fragili – bambini nel grembo materno, anziani, disabili e malati gravi – che sono spesso escluse o direttamente colpite da quella che Papa Francesco ha definito “cultura dello scarto”. Paradossalmente, le offensive verso la dignità dell’esistenza umana si sono acuite proprio in questo periodo di pandemia, mentre i servizi sanitari di tutto il mondo erano impegnati a salvare più vite possibili. In poco più di un anno sono state allargate le maglie dell’aborto chimico senza ricovero in diversi Paesi europei; in Argentina è stato legalizzato l’aborto dopo un aspro confronto parlamentare e malgrado l’impegno a favore della vita della Chiesa locale; in Nuova Zelanda e in molti Stati Usa è stata allungato il periodo di gestazione in cui poter eseguire l’interruzione di gravidanza. Spinte mortifere anche in Spagna, dove è stata approvata una legge che autorizza l’eutanasia e una proposta di legge simile è attualmente in discussione al parlamento francese.

In piazza per lanciare il messaggio pro-vita

“È importante ritornare in piazza dopo un anno faticoso, dobbiamo far vedere che il cosiddetto popolo della vita è vivo, non si arrende, che siamo sempre presenti, con più determinazione, per lanciare un messaggio forte in difesa vita alla politica e all’opinione pubblica”, così Virginia Codanunziante, presidente della Marcia per la Vita, spiega a Vatican News gli obiettivi dell’iniziativa.

Ascolta l’intervista a Virginia Codanunziante

Un anno difficile

Codanunziante si sofferma poi sulle offensive legislative mortifere che hanno allargato le maglie dell’aborto e dell’eutanasia in molti Paesi, in particolare ricorda che in Italia, la scorsa estate, il Ministero della Salute ha consentito l’assunzione della pillola abortiva Ru486 fino alla nona settimana, “per di più senza ricovero ospedaliero, portando un pericolo maggiore per la donna”. “Anche in Francia e Gran Bretagna si sono allargati i termini dell’aborto farmacologico – ha aggiunto – mentre in Nuova Zelanda siamo arrivati all’aborto fino al nono mese, invece di difendere le vite alcuni hanno pensato a dare la morte”.

Le opportunità da cogliere

La pandemia è stata però anche un’opportunità per tornare a parlare del valore della vita e per mettere a punto nuove strategie di prossimità con le donne in difficoltà: “Queste situazioni ci devono spingere a trovare altre forme di vicinanza, anche i Cav (Centri aiuto alla vita) animati dal Movimento per la vita e altre realtà pro-life si sono reinventati. Hanno fatto in modo di intercettare tramite il web le donne che volevano abortire e le hanno aiutate a scegliere per la vita”. Altamente simbolico il fatto che, proprio il giorno della marcia, sarà battezzato un bambino nato da una donna incontrata tramite i media digitali durante il periodo del lockdown: “Abbiamo visto molti casi di questo genere – riferisce ancora Codanunziante – sono storie di grande gioia che fanno capire che si può lavorare per la vita anche nelle situazioni più complicate”.

Difendere i più deboli

Con la pandemia di Covid-19 c’è stata anche una restrizione di molti servizi sanitari che ha portato al rischio di abbandono terapeutico. In questo contesto, la Marcia per la Vita vuole mettere in evidenza anche la dignità delle persone nelle fasi terminali dell’esistenza. “In tutti i Paesi stanno andando avanti proposte per l’eutanasia, anche in Italia ci sono diversi progetti di legge, la nostra missione è difendere tutte le persone che non possono farlo da sole bambini, anziani e disabili”, prosegue la presidente della Marcia per la Vita, che poi sottolinea come la diagnostica sempre più precisa abbia prodotto una sorta di mentalità eugenetica, per la quale ormai i feti vengono abortiti anche per lievi malformazioni. Per questo motivo, quest’anno salirà sul palco per una testimonianza una ragazza nata sorda, Anna Bonetti, che ora sta lottando per difendere la vita.

Marcia da voce alla meraviglia della vita

Virginia Codanunziante fa quindi notare che paradossalmente proprio grazie ad ecografie più sviluppate bisognerebbe riconoscere cosa comporta l’aborto ma questo non avviene a causa di una forte ideologia, che porta a non considerare come un essere umano il bambino nel grembo. “Non c’è un momento in cui possiamo dire che un feto diventa una persona perché la vita è un continuum”, afferma in conclusione, “fin dal concepimento tutto il Dna e le caratteristiche psico-fisiche sono già inserite in quel piccolo esserino, questa è la meraviglia della vita, con la Marcia noi vogliamo essere la voce e le gambe di questi bambini”.

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