54ª Marcia nazionale per la Pace

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A causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, anche la Marcia nazionale per la Pace – promossa da Pax Christi Italia, insieme alla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, Caritas italiana e Azione Cattolica – è stata annullata nella sua forma tradizionale.
Il 31 sera, alle 22.30, è in programma una “marcia virtuale” trasmessa sulla pagina Facebook di Pax Christi che avrà come protagonista mons. Luigi Bettazzi, il 97enne vescovo emerito di Ivrea, memoria storica dell’iniziativa perché ha partecipato a tutte le edizioni.

Il 30 dicembre si è tenuto invece un webinar organizzato dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei sul messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata mondiale della pace. “La cultura della cura serve a debellare la cultura dello scarto e dello scontro”, ha affermato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, per il quale il testo del Papa “ci insegna l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri, nella prospettiva di creare una società fondata su un rapporto di fratellanza”.

“Il Papa ci incoraggia a essere testimoni della cura per colmare tante disuguaglianze sociali”, ha osservato mons. Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, evidenziando che si tratta di “un grande impegno perché i profeti non hanno mai avuto vita facile”. Nel suo intervento, mons. Ricchiuti ha poi fatto riferimento alla “decisione coraggiosa” di costituire un fondo per la pace con i soldi usati per costruire le armi: “50 Paesi hanno firmato la messa al bando delle armi nucleari, ma mancano tanti Paesi fra cui l’Italia”.

“Alcuni governi europei, che sono complici nella minaccia nell’uso delle armi, fino ad oggi hanno evitato il dibattito pubblico”, ha denunciato Beatrice Fihn, Premio Nobel per la Pace e direttore esecutivo della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican), a proposito del trattato per la messa al bando delle armi nucleari che entrerà in vigore il 22 gennaio 2021. “Le città sono il nucleo delle nostre comunità, se si pronunciano il governo ha l’obbligo di ascoltarle: questo è il futuro che abbiamo davanti per cercare di convincere il governo italiano a firmare il trattato”, ha fatto eco Lisa Clarck, rappresentante italiana dell’Ican e di Mayors for peace.

“C’è una speranza dentro il cuore della gente per un futuro migliore”, ha confidato il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, collegato da Mosul, in Iraq. “La visita di Francesco in Iraq (prevista a marzo, ndr) – ha sottolineato – è molto coraggiosa in un contesto così teso. Il Papa ha il carisma del dialogo. Avrà un messaggio per il Medio Oriente: essere un solo corpo per costruire la pace, la stabilità e la dignità umana. E per i cristiani: incoraggiarli a sperare e costruire la fiducia con i vicini musulmani e preparare un futuro migliore”.

“Il messaggio della pace di Francesco ci ha confermati in questa missione di promuovere la cultura della cura”, ha rilevato don Gennaro Pagano, direttore del Centro Regina Pacis, che ha raccontato l’esperienza della Cittadella dell’inclusione di Quarto, nella diocesi di Pozzuoli, dove sono nate tre comunità residenziali per adolescenti, donne sole e persone disabili. Marco Danesi, vice direttore della Caritas di Brescia, ha parlato infine dei mesi duri della pandemia. “La carità e la cura per la Chiesa non sono elementi opzionali ma – ha concluso – devono essere sostanziali e far parte della comunità. Così riusciremo a riscoprirci poveri fra poveri ma ricchi dell’amore di Dio”.​