40 anni dall’omicidio di Pio La Torre. I giovani parlano di mafia e politica

Vatican News

Alessandra Zaffiro – Palermo

“Il quarantesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico per le generazioni presenti e future. Il consolidamento della legalità esige il coinvolgimento dei giovani in iniziative che tendono a mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della Repubblica, per la difesa della liberà e della giustizia”. Così scrive il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera inviata al presidente del Centro studi “Pio La Torre” Vito Lo Monaco in occasione dell’anniversario dell’uccisione del segretario regionale del Pci e del suo autista Rosario Di Salvo. Mattarella fa anche riferimento al Progetto educativo antimafia portato avanti nelle scuole e nelle carceri italiane dal Centro studi e all’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso i cui risultati sono discussi in una conferenza con gli studenti in mattinata nel Cortile Maqueda del Palazzo Reale a Palermo, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, della quale Pio La Torre fu deputato. 

La sfiducia dei giovani

Per il 43,53% degli studenti italiani la mafia è impossibile da sconfiggere. I giovani intervistati nutrono inoltre forte sfiducia nella classe dirigente, credono in una maggiore contiguità tra politica e mafia, ma sono anche più consapevoli della necessità di un cambiamento e, nella stragrande maggioranza, preferiscono discutere di mafia a scuola con i loro docenti.  La pandemia ha inoltre lasciato il segno sugli studenti che hanno partecipato al questionario sulla percezione del fenomeno mafioso che da 16 anni il Centro Studi Pio La Torre porta avanti con il Progetto educativo antimafia. 

Questi risultati sono ancor più significativi oggi, giorno del ricordo dell’agguato mafioso di quaranta anni fa che richiama alla memoria anche il cruciale giorno del 13 settembre 1982, cinque mesi dopo l’omicidio, quando fu approvata la legge n.646 Rognoni-La Torre, che introduceva per la prima volta nel codice penale il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca ai mafiosi dei beni dei quali non è dimostrata la legittima provenienza.  “Il testo normativo – si legge negli archivi del Centro studi – traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980, che aveva come primo firmatario l’on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. 

Analisi e numeri del questionario 

Tornando al questionario come specchio di una realtà su cui riflettere da sottolineare che il 53,79% degli intervistati ritiene che il rapporto mafia-politica sia “abbastanza forte” e, nel 31,31% dei casi, “molto forte”. La corruzione della classe dirigente è il fattore che più incide nella diffusione del fenomeno, sia al Nord (53,66%), che in Sicilia (45,56); al secondo posto, per gli studenti dell’Isola, c’è la mentalità dei cittadini (35,62%).   “Educare i giovani alla legalità” è il primo passo che lo Stato dovrebbe compiere come azione di contrasto per il 24,38% degli studenti, seguito dalla necessità di “colpire la mafia nei suoi interessi economici” per il 20,92%, proprio come ha insegnato Pio La Torre. Interpellati sulla possibilità che la mafia possa essere definitivamente sconfitta, il 43,53% risponde negativamente, ma alta è anche la percentuale di coloro che non rispondono.  Se scetticismo e disincanto sembrano prevalere, si consolida, allo stesso tempo, la fiducia nei propri insegnanti, la categoria preferita per discutere di mafia (64,18%), seguita a distanza dai familiari (28,37%).  

Notevole l’incidenza della pandemia anche nel rapporto con il contesto: potendo dare due risposte, per i ragazzi impegnarsi per gli altri vuol dire “dedicarsi a chi ha bisogno” (69,87%), “difendere l’ambiente” (41,83%), e “fare volontariato in un’associazione” (32,16%). Circa le fonti di informazione, il podio è occupato dai social network, con il 79,54% delle preferenze; fanalino di coda i quotidiani cartacei a poco più del 2%. 

“Il progetto educativo antimafia, sostenuto dal ministero dell’Istruzione – spiega Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre – ha coinvolto più di 600 scuole registrando picchi di partecipazione alle singole videoconferenze, riconosciute dal ministero come lezioni di educazione civica, che hanno superato i 140mila contatti unici. Due anni di isolamento sociale e lezioni a distanza hanno generato un sentimento di sfiducia forte, ma anche una percezione maggiore da parte degli studenti della capacità camaleontica delle mafie, pronte a sfruttare i varchi aperti dalla crisi pandemica così come dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina”. 

Le premiazioni agli studenti

Nel corso della manifestazione, saranno premiati per i loro elaborati sul progetto antimafia i giovani di tre scuole del Nord, del Centro e del Sud che simbolicamente raccoglieranno il testimone generazionale dell’antimafia contro le nuove mafie.  Premiato anche con una menzione speciale un gruppo di studenti detenuti nell’istituto penale minorile Bicocca di Catania, che hanno voluto lanciare un rap realizzato per il bando di concorso “Nel nome di Pio La Torre, 40 anni dopo, rinnovato impegno”.    Gli studenti detenuti di Catania, coordinati dalle docenti referenti Marianna Vita e Daniela Cristaldi, hanno realizzato un video preceduto da un’intervista-dialogo e poi hanno scritto un brano intitolato “Questo è il nostro viaggio”. Significativo il messaggio: “Ci vuole cultura, ci vuole coraggio/non ci adeguiamo, questo è il nostro viaggio”.   “Hai mai avuto comportamenti mafiosi?”, si chiede nel video ad uno studente, che risponde: “Alcune volte, quando ho adottato comportamenti aggressivi e prepotenti per far valere le mie ragioni a tutti i costi”. E ancora un altro quesito ai giovani intervistati: “Molti dicono ‘la mafia è bella’. Ma cosa può avere di bello un comportamento che limita la libertà e la vita degli altri?”. La risposta non lascia dubbi sull’amara consapevolezza: “Di bello ci possono essere i soldi facili e una vita breve e intensa, e si vive male, in uno stato di ansia perenne. Però che vita è senza libertà?”.